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Lo Stato spende più soldi per le scuole militari che per quelle di medicina. Si dovrebbero costruire meno chiese e più ospedali, perchè si può pregare in ogni luogo, mentre non si possono curare adeguatamente i malati se non si hanno strutture attrezzate. Se pensate che ad esprimere questi concetti sia stato un medico di oggi vi sbagliate.
Axel Munthe fu un medico psichiatra dei primi del ‘900 che si batteva per i diritti dei più deboli. Quello che conosciamo di lui lo sappiamo anche attraverso la sua autobiografia romanzata La storia di San Michele che nel ‘900 ha avuto un grandissimo successo. Pubblicata in inglese nel 1929 c’è addirittura chi sostiene che sia il libro più letto al mondo dopo la bibbia e il corano; di sicuro ha avuto il merito di aver fatto conoscere nel mondo Anacapri, di cui Munthe si innamorò fino a ristrutturare un’antica cappella diroccata trasformandola in una bellissima villa. Villa San Michele che dà, appunto, il titolo al libro. La villa fu da lui donata allo Stato svedese, probabilmente cosciente che quello italiano l’avrebbe rovinata, ed è oggi gestita da una fondazione.
Fu un animalista, lasciò infatti una cospicua somma perché fosse creata una fondazione che si adoperasse per vietare l’impiego degli animali nei circhi equestri, nonché per eliminare i giardini zoologici, cose che egli reputava indegne della civiltà.
Nel suo libro, essendo un’autobiografia romanzata, diventa difficile capire quali siano le storie vere e quali, invece, quelle frutto della sua fantasia. Ebbe la delicatezza di non parlare dei malati gravi da lui incontrati ma, con ironia, parlò di quelli immaginari che gli capitavano, sottolineando che appartenevano quasi tutti alla società ricca e che, a suo giudizio, non avevano nulla se non la cattiva abitudine di mangiare troppo.
A In meno di un’ora parliamo della vita di questo medico che, in qualche modo, ha anticipato di un secolo il nostro Gino Strada.
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