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Niente da dichiarare

C'è posta per voi!

L’unione europea non brilla per salute, nè dal punto di vista economico ma neanche da quello politico.

I vertici dei governi di Irlanda e Spagna anni hanno dovuto subire i “consigli” di organismi extranazionali circa la gestione della propria situazione economica.

Negli ultimi tempi la stampa ha diffuso la notizia che sia Brian Lenihan (ex ministro irlandese delle Finanze) che Zapatero (ex primo ministro spagnolo) ricevettero, nel 2010 e nel 2011 rispettivamente, due lettere da parte della BCE (Banca Centrale Europea) con le quali si esortavano “caldamente” i paesi ad entrare in un piano di aiuti finanziari.

Un’ingerenza nella politica di questi paesi a cui si sono abituati nel tempo gli Stati dell’unione europea, sempre sotto il controllo attento della Commissione Europea, della BCE e del FMI (Fondo Monetario Internazionale), quando anche dei paesi economicamente più forti (vedi Germania).

Questi i fatti in sintesi:

Da un articolo di Carl Whelan

Forbes in un articolo di agosto 2012 pubblica delle testimonianze su una lettera della BCE in cui si fanno forti pressioni all’Irlanda perché entri nel programma di “salvataggio”, minacciando di tagliarle l’accesso al sistema dei pagamenti.

Nei mesi del 2010 che portarono all’accordo di salvataggio dell’Irlanda, la BCE era sempre più preoccupata per la quantità di denaro che stava prestando alle banche irlandesi. Ai primi di novembre, sembra che la BCE abbia deciso che c’era bisogno di intervenire.

Venerdì 12 novembre 2010, Reuters ha riferito che l’Irlanda era in trattative con l’Unione europea per ricevere finanziamenti di emergenza. Il governo irlandese ha negato che dei colloqui ufficiali fossero in corso. Tuttavia, Brian Lenihan, l’allora ministro irlandese delle Finanze, successivamente disse in un documentario della BBC che quello stesso giorno aveva ricevuto una lettera da Jean-Claude Trichet che lo avvertiva che l’Irlanda sarebbe dovuta entrare in un programma UE-FMI. Lehihan ha detto chiaramente che “la principale forza di pressione per un piano di salvataggio è venuta dalla BCE “.

A poche settimane dal ricevimento di questa lettera, l’Irlanda sarebbe entrata nel programma di assistenza finanziaria.

Da El Paìs

Jose Luis Rodríguez Zapatero, primo ministro tra il marzo 2004 e novembre 2011, ha resistito a tutte le pressioni internazionali che si sono scatenate sulla Spagna, a partire dal 2010, perché chiedesse degli aiuti per le enormi difficoltà finanziarie in cui si trovava il paese. O almeno così dice l’ex capo dell’esecutivo nel suo libro El Dilema: 600 días de vértigo, ove racconta le varie fasi della gestione della peggiore crisi economica della storia spagnola e come i vari leader internazionali, dall’allora direttore del FMI Dominique Strauss-Kahn al cancelliere tedesco Angela Merkel, gli suggerirono che la Spagna avrebbe dovuto chiedere un aiuto finanziario internazionale.

Zapatero racconta della sua preoccupazione per l’incontro con il cancelliere tedesco, in occasione del summit del G20 a Cannes nel 2011. “Merkel mi salutò cordialmente e mi presentò, quasi senza preamboli, una proposta della quale non avevamo avuto alcun indizio, né nel decisivo vertice dell’Eurogruppo di pochi giorni prima (26 ottobre ) né nei contatti precedenti all’incontro di Cannes [ … ]. Merkel mi domandò se ero disposto a chiedere una linea di aiuto preventivo di 50 miliardi di euro al Fondo Monetario Internazionale, aggiungendo che all’Italia sarebbe stato corrisposto un ammontare di 85 miliardi di euro. La mia risposta è stata diretta e chiara: no. Le ho detto che da agosto avevamo riguadagnato la fiducia nei mercati, che le nostre istituzioni finanziarie erano già impegnate nella ricapitalizzazione concordata all’Eurogruppo il 26 ottobre [ .. ]. Nei rapporti personali Angela Merkel è corretta e diretta. Lo è stata anche allora, nella conversazione del 3 novembre“, ricorda ora Zapatero. “Dopo aver detto perché la Spagna non avrebbe accettato il salvataggio, ho ricordato alla Merkel che il mio paese era in piena campagna elettorale. Abbiamo inoltre aggiunto che la questione centrale era ancora la Grecia e che c’era l’idea di un possibile abbandono della moneta unica da parte della nazione ellenica.”

Il presidente ricorda inoltre amaramente un episodio analogo con Strauss-Kahn, l’allora direttore generale del FMI, che offrì anche lui un aiuto finanziario internazionale, che Zapatero rifiutò. “Non ho mai chiesto a Dominique Strauss-Kahn il motivo per cui mi ha suggerito quel giorno di giugno di richiedere assistenza finanziaria. Ho scelto di non farlo, forse come difesa psicologica. Come se questo potesse servire. In qualche modo, perché lui lo dimenticasse. Ma io non ho dimenticato.

Nel libro, l’ex presidente avvalora l’idea che tutti i suoi sforzi per evitare il salvataggio hanno dato i loro frutti e, grazie a questo, l’uscita della crisi sarà più facile. “Per me“, egli scrive, “portare a termine la legislatura senza un programma di intervento è stato un motivo di soddisfazione, perché ero molto consapevole sia dei rischi che abbiamo potuto evitare che delle conseguenze che il salvataggio avrebbe portato con sé.” E aggiunge: “Per superare questa crisi ci vorranno degli anni , [ MA ] con un piano di salvataggio sarebbero stati decenni” .

Il Presidente Zapatero include negli allegati al suo libro un documento riservato di cui si è fatto un gran parlare alla fine del suo mandato. Si tratta della lettera che il presidente della Banca Centrale Europea inviò nel mese di agosto 2011, in cui richiedeva una serie di severe misure di bilancio e sul lavoro che Zapatero non accolse. “Si consiglia di rivedere presto le regole del mercato del lavoro al fine di accelerare il reinserimento dei disoccupati. Vediamo significativi benefici nell’adozione di un nuovo contratto di lavoro eccezionale in cui le indennità per il licenziamento siano molto basse e che siano applicabili per un periodo limitato di tempo. Suggeriamo inoltre di rimuovere per un certo tempo tutte le restrizioni alla proroga dei contratti a tempo determinato” questo affermava nella lettera Jean-Claude Trichet, lettera firmata anche dall’allora governatore della Banca di Spagna, Miguel Angel Fernandez Ordonez.

Zapatero resistette e si rifiutò di approvare questo contratto eccezionale con indennità di licenziamento molto basse, anche se abolì le restrizioni alla proroga dei contratti a termine.

Nel suo libro, l’ex presidente ricorda: “Io non ero disposto a tagliare sostanziali diritti dei lavoratori e ad adottare nuove severe misure sociali, che mi sembravano di dubbia efficacia, se non controproducenti, per risolvere la crisi.

C’è da stare attenti, perché le incursioni nella gestione degli stati della UE continuano a verificarsi anche di recente, come dimostra il caso Cipro; non si tratta di interventi sporadici ma di chirurgiche operazioni attuate dalla cosiddetta “Troika” (BCE, FMI e Commissione Europea).

Anche il Portogallo e l’Italia stessa hanno subito analoghe azioni. Nessuno stato dell’Unione ne potrebbe essere esente nel momento in cui sarà ritenuto necessario.

A partire dalla adesione ai Trattati con cui è stata costituita l’Unione Europea gli stati hanno visto via via perdere la loro “sovranità” a beneficio di organismi non eletti da alcun cittadino europeo.

Stiamo pericolosamente delegando ad altri poteri la nostra economia, il nostro stato sociale, il nostro lavoro ed il nostro futuro.

Ad oggi non si vedono segnali che riescano ad invertire la rotta.