Quante volte mi sono detto che non mi sarei fatto trascinare dall’onda emotiva generalizzata di commentare un fatto di cronaca, ma è impossibile. Quando l’onda arriva coglie tutti e a fingere disinteresse si diventa come il bambino escluso dal gruppo che dice “tanto non me ne importa niente!”
Così, al terzo giorno che sentivo parlare del caso delle “baby prostitute”, mi sono fatto prendere dalla solita sindrome di scrivere un commento intelligente su Facebook:
L’Italia è il Paese dove le anomalie vengono trovate sempre e solo nei più deboli, negli oppressi, mai negli oppressori, nei vigliacchi che con un briciolo di potere fanno lo schifo che gli pare. L’anomalia, ad esempio, è che una ragazzina di 14 anni voglia sentirsi più grande, non il fatto che un 40enne frustrato paghi un pappone schifoso per scoparsi una ragazzina di 14 anni! E così parliamo di “bunga bunga”, “olgettine”, “baby prostitute” e mai di “vecchi pedofili”…
Sfogato il mio bisogno di scrivere “a cosa stavo pensando” non ho aggiunto altro, non ci sono stati commenti se non qualche click favorevole, quindi nessuna discussione. Una riflessione che poteva morire lì sulla mia bacheca virtuale se non fosse che alcuni giorni dopo spunta un nuovo caso di cronaca di quelli da onda emotiva: Gabriele Paolini, il disturbatore della TV, arrestato per pedofilia.
Quello che mi incuriosisce non è la vicenda in se, nè il fatto che avvenga dopo il caso “baby prostitute”; ed è oltremodo scontato anche il clamore che suscita, visto che per i massmedia non c’è niente di meglio di un’onda che si infrange su un’altra. La cosa strana è che per la prima volta in un caso del genere compare dominante il termine “pedofilia”; e sotto i riflettori non ci sono i minori, che per la cronaca sarebbero le vittime, ma l’accusato, che per la cronaca sarebbe il pedofilo. Mi domando perchè, e la risposta non può essere la notorietà del personaggio. Un personaggio ben più noto di Paolini è stato sotto i riflettori per rapporti sessuali con delle minori e in nessun giornale, neppure quello più antiberlusconiano, è mai comparso il termine “pedofilo” che, peraltro, è l’unico termine che definisce un adulto attratto sessualmente dai bambini. Si, lo so, sono anch’io dell’idea che il termine diventi improprio quando si tratta di adolescenti e non di bambini, ma i ragazzi con cui Paolini è accusato di aver avuto relazioni sono adolescenti, esattamente come le ragazze del “bunga bunga”. ALT! Fermiamoci un momento. Ho trovato la differenza: ragazzi… ragazze. Questa è la differenza sostanziale, le altre sono minimi dettagli, la sostanza è l’omosessualità. Il senso comune che i massmedia italiani costruiscono attorno a queste vicende è che un uomo che va con una ragazza minorenne è un maschio che di fronte ad una “baby prostituta” è un po’ troppo arrapato per porsi la domanda “sarà maggiorenne?”. Mentre un uomo che va con un ragazzo minorenne del suo stesso sesso, non ci sono dubbi, è un pedofilo.
Così, sballottato da tutte queste onde emotive, ho avuto la nausea di pormi delle domande sull’aspetto etico o legale di queste vicende. Ho riflettuto piuttosto su quale fosse il senso comune che la comunicazione di massa avesse alla fine costruito attraverso la cornaca ed eccolo lì, iniettato subdolamente nella nostra società già abbondantemente omofoba: gli omosessuali sono pedofili.
Con il senso comune costruito dai massmedia mi ci “confronto” da diversi anni; ho iniziato nel 1998 interessandomi alla cronaca di alcuni fatti legati alla TAV. Eh già, molti non lo sanno ma il movimento contro la TAV non è nato ieri. La cronaca riguarda due ragazzi, Sole e Baleno, morti in carcere. All’epoca il folk devil usato dai massmedia per creare un senso comune di condanna nella popolazione non si chiamava “NOTAV”, ma erano gli “Squatter”, termine inglese per definire chi occupa le case. Sole e Baleno, etichettati dai media come “gli squatter”, vennero arrestati con l’accusa di “ecoterrorismo” e “associazione sovversiva” e messi in celle di isolamento dove, schiacciati da una tale oppressione, si suicidarono pochi giorni dopo. Non tutti se lo ricordano ma in quello stesso periodo le cronache seguivano anche un altro caso, quello dell’omicidio di Marta Russo, per il quale erano accusati Giovanni Scattone e Salvatore Ferraro. Allora meno che ora ho fatto un parallelismo sui fatti di cronaca che erano completamente diversi (Scattone e Ferraro erano accusati di omicidio, Sole e Baleno di aver sabotato i cantieri della TAV), ma ho fatto un “confronto mediatico”: mentre i ragazzi anarchici, gli “squatter” erano i folk devils (cattivi per eccellenza) ed era pertanto superfluo domandarsi e indagare se fossero colpevoli o innocenti, contemporaneamente si assisteva a veri e propri salotti televisivi dove esperti, opinionisti, la gente comune si domandava se ad uccidere Marta Russo potessero essere realmente stati i due assistenti universitari, non “squatter” o “anarcoinsurrezionalisti” ma “assistenti universitari”.
Una canzone di un gruppo ska romano dice “Alle volte pare che il mondo gira alla rovescia”, a me pare che siano le stereotipizzazioni con cui ci nutre quitidianamente la comunicazione commerciale a far girare le cose alla rovescia, sta a noi scegliere se seguire il senso comune o andare contro corrente. Sarebbe bello poter dire che nell’era di internet, dove ognuno può “informarsi liberamente” e non “essere informato”, dove possiamo essere noi i media di noi stessi, sarebbe bello poter dire che le onde emotive si disperdano in un mare di riflessioni e approfondimenti, ma per ora pare proprio che il mondo giri alla rovescia.