Oggi ad 11Radio incontriamo Daniele Regolo, fondatore dell’agenzia per il lavoro online Jobmetoo, che si occupa di inserimento lavorativo per le persone con disabilità, con il quale ci siamo già conosciuti durante la campagna di raccolta fondi Usciamo dal bozzolo e cogliamo l’occasione per conoscere qualcosa in più riguardo l’inserimento lavorativo delle persone con disabilità.
Ciao Daniele, raccontaci brevemente un po’ di te!
43 anni, marchigiano, con disabilità uditiva grave dalla prima infanzia, mi sono ritrovato a fare i conti con la mia sordità solo molti anni dopo il conseguimento della laurea, quando ho provato ad interrogarmi sulle mie persistenti difficoltà lavorative. Il mio cv collezionava esperienze brevi, frammentate, disomogenee, principalmente a causa della mia disabilità. Intorno a me non c’era fiducia: prevaleva il timore di ritrovarsi con un collaboratore non produttivo. Dopo quindici anni così trascorsi e dopo un’esperienza fallimentare in pubblica amministrazione, ho mollato tutto per fondare Jobmetoo, ossia ciò di cui avrei avuto bisogno io molti anni prima.
Cos’ha portato alla nascita di Jobmetoo?
Jobmetoo è nata proprio perché la mia storia individuale è, prima di tutto, una storia collettiva che interessa milioni di persone nel mondo. Anzi, a voler essere pignoli, i disabili sono “la terza nazione del mondo”, quasi un miliardo di persone. La felice intuizione è di Matteo Schianchi, storico esperto in disabilità. La disabilità, quindi, è una questione collettiva, e come tale va considerata. Esiste una necessità chiara di mercato che attende risposte precise.
Quali i progressi di jobmetoo dalla sua nascita fino ad oggi? E da chi è composto lo staff? Quali i futuri progetti?
Jobmetoo inizia la sua attività nel 2012 e raccoglie alcune migliaia di utenti iscritti da tutta Italia, con una cinquantina di aziende iscritte. Questi numeri, uniti alla reale necessità di mercato, fanno sì che nel 2014 Jobmetoo diventi agenzia per il lavoro accreditata dal Ministero e crei un nuovo portale estremamente accessibile. Grazie ad un team di professionisti composto da persone con e senza disabilità vogliamo dimostrare con i fatti come inclusione e produttività non siano antitetici, bensì complementari. Oggi Jobmetoo conta più di 60.000 utenti iscritti e sempre di più sono le aziende e multinazionali che si affidano a noi per la ricerca di Categorie Protette. Nel futuro ci saranno sicuramente iniziative rivolte all’internazionalizzazione perché internazionale è la vocazione di Jobmetoo.
Qual è l’attuale situazione dell’inserimento lavorativo delle persone con disabilità in Italia?
Il tasso di occupazione in Italia si assesta intorno al 20%, mentre in Europa oscilla tra il 40 e 50%. La Legge 68, forse una delle più garantiste e meglio concepite, ha dimostrato limiti enormi semplicemente perché non applicata. E nel 2013 la Corte di Giustizia UE ci ha ripreso per questo. Le recenti modifiche apportate dal Jobs Act proveranno a rimediare a queste lacune. Sicuramente l’estensione della chiamata nominativa, che ha generato un forte scontento tra alcune associazioni di persone con disabilità, rappresenta il punto più vistoso della riforma. Non dimenticherei però la nuova figura del Responsabile dell’inserimento lavorativo che dovrebbe essere presente nelle aziende, ma è ancora troppo presto per fare valutazioni e sarà il tempo a dire se le modifiche funzioneranno. Se n’è già perso troppo di tempo, non dimentichiamolo.
Quali sono i numeri di jobmetoo in fatto di candidati lavoratori ed imprese che richiedono personale con disabilità? Quali sono i profili maggiormente richiesti?
Con una punta di orgoglio, sono fiero di affermare che a poco più di un anno dalla nascita di Jobmetoo, la piattaforma ha il più grande e qualificato database di persone con disabilità e appartenenti alle Categorie Protette. Considerando che l’80% di tali potenziali lavoratori sono al momento disoccupati, la loro composizione è molto varia: dal laureato al diplomato, dalla persona con esperienza a colui che si affaccia per la prima volta nel mondo del lavoro; anche la segmentazione geografica è capillare, infatti copre tutte l’Italia. Le aziende, infine, riconoscono una potenzialità nel lavoratore con disabilità e le offerte di lavoro non si fermano alla singola figura.
Qual è secondo te la mentalità prevalente dei datori di lavoro, quando si trovano di fronte ad un lavoratore con disabilità?
Devo essere onesto, come richiede il mio ruolo oggi. In passato, nei panni di candidato, ero imbottito di false verità sulle aziende, sulla loro presunta insensibilità e via dicendo. Non è vero. Le aziende sono molto più attente e sensibili, quello che a loro manca è uno strumento per far dare seguito alla sensibilità con casi di successo. Molti problemi, poi, nascono dopo l’assunzione, a dimostrazione di come non bisogna dare mai nulla per scontato e imparare a pensare secondo un nuovo paradigma: la persona è più o meno disabile non tanto rispetto alla propria condizione quanto rispetto all’ambiente in cui è inserita.
Dal tuo punto di vista, cosa si dovrebbe fare di più per arrivare ad un collocamento realmente mirato alle abilità della persona con disabilità (il gioco di parole è chiaramente voluto)?
Affrontare il tema più spinoso – la disabilità – in maniera costruttiva e serena. Se io azienda conosco al meglio il potenziale collaboratore, sono messo nelle condizioni di creare l’ambiente più idoneo per favorire l’espansione della persona e quindi della produttività di tutti. Sono anche meglio preparato per formare il team di riferimento. Questo processo di approccio è quindi di matrice culturale ed è responsabilità di tutti: anche la persona con disabilità può fare molto per contribuire a questo processo virtuoso.
Certi di avere ulteriori momenti di confronto con Jobmetoo, magari all’interno di uno dei nostri spazi radiofonici, invitiamo tutti i nostri ascoltatori a sintonizzarsi con noi giovedì 10 marzo dalle 16 alle 17 per il ritorno di Accesso Totale, trasmissione di approfondimento su tematiche relative alle disabilità, condotta da Cristiano Bocci con Daniele Angelelli alla regia.
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